Se non stai crescendo, allora vuol dire che hai iniziato a morire.
Non è una novità, no? Ma magari non è facile capire davvero a che punto si è della nostra parabola umana e professionale.
La vita non è un altopiano
Se non stai andando in salita, allora vuol dire che ha iniziato la discesa.
Ma come - starai pensando - non posso stare semplicemente in pianura?
Eh, no, se non per brevissimi periodi o, meglio, momenti.
Accade a chi sottovaluta o non riesce ad accettare sino in fondo la filosofia di Ivan Graziani, quella che vede ”la vita come la scaletta del pollaio…”.
L’ho scritto e riscritto, e non smetterò di farlo, perchè continuo a vedere intorno a me persone che sembrano non condividere questa visione o incapaci di metterla in pratica.
Dove sta l’apice ideale (non è forse cambiato più volte…?)
Il massimo della felicità quand’eravamo bambini poteva essere rappresentato dal poter fare questo o quello o dal poter avere un certo oggetto, andare in un certo luogo. Da ragazzi, invece poter essere il restare con l’innamorato o l’innamorata, poi laurearsi e prendere un’abilitazione o ottenere un lavoro, forse sposarsi, poi avere dei figli, poi la casa di proprietà.
Poi il lavoro si è dimostrato meno figo di quanto pensavamo e la discesa che credevamo d’imboccare non è mai arrivata. Anzi, da allora è sempre stata una leggera salita.

Non tutto è perduto, finché siamo vivi
Il problema è capire la differenza tra vivere e sopravvivere.
Non serve necessariamente credere che siamo venuti al mondo per fare qualcosa di speciale; probabilmente siamo solo il frutto del lavorio dei geni egoisti per dirla con Richard Dawkins.
Ciò non toglie che possiamo decidere di fare qualcosa di speciale.
Se abbiamo la sensazione di non riuscire a fare questo qualcosa di speciale, allora dobbiamo metterci in cammino ed essere pronti ad affrontare molte salite.
Mentre scrivo mi viene in mente la storia di Enrico Morricone che di cose speciali ne ha fatte parecchie, eppure non si è mai sentito in pianura. Succede ai geni che aprono nuove strade, perchè sovvertono l’ordine costituito, l’equilibrio e la tranquillità in cui la maggior parte delle persone ama sguazzare.
Sono solo dichiarazioni di circostanza? Mmmh difficile da credere.
Non è facile sentire i professionisti ringraziare i clienti per averli scelti ed averli fatti così crescere, né pensare ai colleghi che sono stati meno fortunati: sarà questo che rende certe persone speciali?
Penso spesso a tutto quello che ho imparato io, nel ruolo di formatore, a tutto quello che imparato da coloro che stavano nell’aula e mi rammarico di non averli mai ringraziati: non ero pronto a farlo, non l’avevo ancora capito.
E lo stesso vale per (quasi tutte) le persone con le quali faccio quelle strane jam session in cui mischio formazione, coaching e mentoring.
Posso cominciare adesso, no?
Entrare nelle vite delle persone è davvero un privilegio: è come esplorare mondi sconosciuti. Talvolta ci si sorprende insieme a tirare fuori cose poco carine: il “semplice” fatto di condividerle significa che si è creata una relazione importante, di fiducia. E questo non ha prezzo.
E’ questo che manca in molti lavori oggi: la qualità delle relazioni.
Siamo tutti affannati dietro a questioni tecniche, senza capire che questo non genera nessun valore umano.
Ma, tranquilli, ci penserà l’intelligenza artificiale a farcelo capire: non è difficile, ma solo spaventoso, notare che molti dei quesiti tecnici che oggi noi cerchiamo di risolvere a mano, verranno presto risolti da una macchina.
Allora un brivido ci scuote le meningi: proviamo un senso di nudità, di inutilità, di sostituibilità.
Male? No, bene: abbiamo capito da dove ricominciare.
Solo che un nuovo inizio, non può che essere erto.
Ma che significa andare in salita?
Significa soffrire, sudare, dover gestire il desiderio di fermarsi o di abbandonare, chiedersi “chi diavolo me lo fa fare..?”.
Ma se vogliamo scendere dal piano astratto a quello concreto?
Provo a condividere qualche riflessione.
1. Suddividere strategicamente il tempo
Se oggi dedichi il 90% del tuo tempo giornaliero, settimanale o mensile a gestire questioni tecniche, inizia a cambiare la proporzione.
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